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Latifoglie: quali sono e loro caratteristiche

Latifoglie

Le latifoglie sono, nella generalizzazione comune, tutti gli esemplari di albero che si caratterizzano per le foglie larghe e vengono differenziati dagli aghifoglie, che hanno invece foglie ad ago.

Questa classificazione non corrisponde però a quella scientifica, che cataloga le piante in base alle loro capacità riproduttive e non alla forma delle foglie.

In botanica, le piante si differenziano in due grandi famiglie:

  • Le angiosperme, a cui appartengono le piante chiamate comunemente latifoglie, sono piante il cui ovulo è racchiuso in un ovario e portano i semi all’interno del frutto. L’impollinazione avviene grazie all’azione di insetti e uccelli.
  • Le gimnosperme, che hanno generalmente foglie aghiformi, invece, producono semi non protetti da un ovario. L’impollinazione viene prodotta con il vento.

Le latifoglie si sviluppano nelle zone mediterranee a clima temperato e a medie altitudini. Sono anche molto diffuse nei parchi o nei viali alberati delle città.

Latifoglie: caratteristiche botaniche

Le latifoglie, pur accomunate all’interno della vastissima famiglia delle angiosperme, possono presentare caratteristiche botaniche molto differenti.

La maggior parte delle latifoglie sono decidue, ossia perdono le foglie durante la stagione autunnale. Esistono però anche esemplari di latifoglie sempreverdi, come per esempio il leccio, l’alloro e il tasso, che conservano il loro fogliame.

Le latifoglie hanno un tronco di forma cilindrica piuttosto regolare che si sviluppa in altezza per poi aprirsi ad ombrello con rami grandi e ricchi di fronde, che formano una chioma ampia e rigogliosa.

Le foglie hanno forme molto varie: possono essere semplici o dentellate, o ancora con i margini lobati o formate da più foglioline.

Alcune varietà presentano fiori maschili e femminili uniti sulla stessa pianta, altre li hanno separati su piante diverse. Altre specie, ancora, hanno la capacità di far ricrescere i germogli dai ceppi se la parte aerea viene tagliata o bruciata dal fuoco.

Possono produrre frutti a polpa fresca, come la gustosissima pesca primaverile o frutti secchi come le nocciole.

Latifoglie e conifere

Latifoglie e conifere spesso vengono confuse tra loro. Invece tra loro ci sono differenze sostanziali.

Le conifere sono piante aghifoglie, che producono frutti a forma di cono, dando il nome alla pianta.
Inoltre le latifoglie sviluppano rami da una certa altezza e hanno una chioma che si apre a ombrello, mentre le conifere hanno un tronco molto dritto da cui spuntano rami anche bassi e crescono con una tipica forma a punta, come il caso del classico abete.

Un’altra differenza ancora riguarda il loro habitat. Le latifoglie vogliono boschi e climi temperati, mentre le conifere popolano zone montane ad altitudini maggiori e prediligono climi più rigidi.

Latifoglie: quali sono

Le latifoglie comprendono un vastissimo numero di alberi presenti in natura, con diversità evidenti e caratteristiche anche dissimili, ma accomunate dal fatto di avere foglie espanse sia decidue che caduche.
Gli alberi di latifoglie più conosciuti e diffusi in Italia sono:

  • Rovere, quercia molto longeva diffusa lungo tutto l’arco prealpino e l’appennino, dalla quale si ricava un legno pregiato.
  • Frassino, dal portamento imponente che può raggiungere i 30 m di altezza. In Italia troviamo un frassino comune in collina e un frassino da manna o orniello a livello del mare, dal quale si ricava un lassativo naturale.
  • Leccio, latifoglia dal caratteristico fusto torto molto diffuso nelle zone mediterranee. Se ne ricava combustibile e carbone.
  • Olmo, diffuso lungo tutta la nostra penisola. Ha una grande chioma tondeggiante e viene adoperato per questo anche come albero ornamentale.
  • Pioppo, albero molto longevo e resistente, coltivato intensivamente in Pianura Padana, dal suo legno si ricavano compensati e pannelli.
  • Acero, una delle latifoglie più diffuse. Presenta colori molto intensi e per questo è molto utilizzato per rinverdire giardini e parchi. Inoltre il suo legno è il preferito dai liutai per costruire strumenti musicali.
  • Sughero, diffusissimo nel sud Italia e isole, è un albero abbastanza longevo da cui si ricava il materiale omonimo.
  • Castagno, diffuso nei boschi collinari di tutta Italia, viene coltivato principalmente per la raccolta dei suoi frutti. Negli ultimi anni è cresciuto l’apprezzamento nei suoi confronti da parte degli architetti paesaggistici e dei giardinieri e viene molto utilizzato per abbellire spazi verdi sia pubblici che privati.
  • Noce, albero vigoroso coltivato soprattutto in Campania, che fornisce da sola l’80% della produzione del frutto.

L’elenco delle latifoglie può essere molto lungo. Alla famiglia delle latifoglie appartengono anche alcuni alberi da frutto come il melo, il pero, il pesco e il ciliegio e piante a portamento arbustivo, come il nocciolo o il biancospino.

Latifoglie: coltivazione

La coltivazione di latifoglie è un lavoro da esperti giardinieri ed è molto difficile far sviluppare piccole piante. La soluzione migliore è quella di prendere esemplari già cresciuti in un vivaio specializzato, così che, data la mole, potranno anche provvedere loro stessi al trasporto nel luogo dell’impianto.

Le latifoglie vanno messe a dimora in giardini o luoghi ampi, dove possano avere lo spazio di cui hanno bisogno per svilupparsi.

Le latifoglie sono alberi resistenti che si adattano bene a qualsiasi clima, ma sicuramente prediligono un clima mite e mai eccessivamente rigido.

Va fatta attenzione che ricevano costantemente l’acqua di cui hanno bisogno e, oltre le precipitazioni naturali, vanno annaffiate regolarmente. In linea orientativa, abbisognano di circa 50 litri d’acqua a giorni alterni.

Le latifoglie hanno bisogno di essere potate per prevenire la caduta di rami ed eliminare quelli secchi che impedirebbero lo sviluppo di nuove foglie. La potatura non è un’operazione facile, data la dimensione della pianta, ed è sempre consigliabile che sia affidata a giardinieri esperti.

Ultima curiosità

Le latifoglie sempreverdi riescono a resistere al gelo e alla neve grazie ai depositi di lignina presenti nelle loro foglie, che le rendono coriacee e consistenti. La superficie è, invece, rivestita di cutina, una sostanza cerosa che facilita lo scivolamento dell’acqua e della neve dalle lamina esterna.